Questo articolo si basa su un mio intervento al corso “Cibo e pensiero”, organizzato dall’Ospedale San Raffaele e svoltosi il 24 e 27 settembre 2021. Durante questo corso online, si sono avvicendati scienziati con diverse competenze, ma anche filosofi e giornalisti, in un confronto interdisciplinare sul valore del rapporto, da sempre complesso, tra cibo e pensiero. Una delle sezioni era dedicata al tema “Digiuno, salute e questioni di specie”, e in tale ambito sono stato invitato a parlare della “filosofia del digiuno”. Più esattamente, ho parlato della “filosofia del digiuno” in senso lato. Ad esempio, spiegando la sua logica (evolutiva) e i principi (cibernetici) su cui (in parte) si fonda. Grazie a quest’ampia contestualizzazione, ho offerto una lettura più oggettiva della pratica del digiuno e del suo potenziale, che non sia figlia unicamente di quei pregiudizi che vorrebbero equipararlo all’inedia e alla denutrizione.