In questo articolo presenterò alcune idee di base sulla cosiddetta interpretazione a misure nascoste (hidden-measurement interpretation) della meccanica quantistica, che offre una soluzione al problema della misura senza richiedere l’intervento deus ex machina di un “ego astratto”. In cambio, ci chiede di accettare che la nostra realtà fisica è per lo più non-spaziale, quindi molto più vasta di quanto ci potevamo aspettare sulla base della nostra esperienza ordinaria della stessa. Sottolineerò altresì che, similmente alla meccanica quantistica, i dati oggi a nostra disposizione sui fenomeni psichici e spirituali relativi alla coscienza, se presi sul serio, ci intimano di accettare, anch’essi, l’esistenza di un “altrove” non-spaziale, dove la coscienza è in grado di manifestarsi. In altri termini, sia la fisica quantistica che lo studio della coscienza ci indicano l’esistenza di realtà più dilatate, che si estendono oltre i limiti del nostro teatro spaziale, o spaziotemporale. Ciò non significa, tuttavia, che queste realtà siano necessariamente le stesse, come spesso si ipotizza sulla base di pregiudizi di stampo materialista e riduzionista. In questo articolo spiegherò anche come il nuovo campo di ricerca denominato cognizione quantistica ci ha fornito, inaspettatamente, un modello molto significativo della natura non-spaziale delle entità microscopiche, in quella che è stata definita l’interpretazione concettualistica (conceptuality interpretation) della meccanica quantistica, e come la sorprendente ipotesi alla base di questa nuova interpretazione possa anche far luce sulla natura di quelle realtà non-ordinarie che noi esseri umani siamo in grado di sperimentare quando ci troviamo in stati di coscienza più dilatati.