Secondo l’interpretazione ortodossa della meccanica quantistica, nessun fenomeno sarebbe tale se non viene prima osservato. A questa paradossale conclusione, nota con il nome di effetto osservatore, o problema della misura, Einstein ribatteva, a giusto titolo, che la luna continuava ad esistere indisturbata anche quando nessuno la guardava. Ma in che misura possiamo affermare che le nostre osservazioni sono in grado di creare la realtà? Ed è proprio vero che la meccanica quantistica sarebbe giunta alle stesse conclusioni di alcune filosofie mistico-religiose, che affermano che l’universo altro non sarebbe che un prodotto della coscienza?
Questo è un testo scritto in stile didattico, in cui avrete modo di comprendere, abbastanza approfonditamente: (1) il famoso Principio di Indeterminazione di Heisenberg, che descrive i limiti insiti in alcuni dei nostri processi osservativi; (2) l’Effetto Compton, che descrive l’interazione di un’onda elettromagnetica con una “particella” microscopica; (3) le ragioni del Principio di Complementarità di Bohr, che è poi un principio di incompatibilità; (4) il Criterio di Realtà (o di esistenza) elaborato da Einstein, Podolski e Rosen, e la sua successiva rivisitazione da parte di Piron e Aerts; (5) la misteriosa non-spazialità delle entità quantistiche di natura microscopica, spesso indicata con il termine di non-località.
In questo articolo, fornirò una stima della probabilità autoteleportazione di un corpo umano, vale a dire, della probabilità che un individuo possa di colpo svanire da un luogo per poi, poco dopo, ricomparire in un altro luogo, a numerosi chilometri di distanza, secondo le leggi della fisica quantistica. Lo farò sulla base di un certo numero di ipotesi semplificatrici, alcune delle quali saranno inevitabilmente di natura fantascientifica. Le nozioni di 'non-spazialità' e di 'regola di superselezione' verranno altresì brevemente discusse.