La ricerca della verità – specie per un giornalista – non può essere seconda a niente. Quando si tratta di vaccini anti-Covid, l’interesse pubblico è conoscere tutto il bene e tutto il male su questi ultimi, non certo sentirsi buoni perché si sfrutta la propria penna o il proprio volto per aiutare un certo governo a convincere – o costringere – le persone a fare un vaccino in cui non nutrono fiducia. Decidere in partenza di parlare (o far parlare i propri ospiti televisivi) solo di ciò che può "persuadere" gli individui a vaccinarsi equivale a trattare i propri lettori/ascoltatori come incapaci di intendere e di volere. Equivale, cioè, a pensare che la cosa urgente da fare non sia mettere a disposizione del pubblico tutto il panorama delle opinioni espresse dalla comunità scientifica (anche quelle critiche, che esistono), ma "dire solo ciò che può convincere".