Il tema di questa autobiografia è quello delle rivelazioni attribuite a una presunta origine divina e delle complesse implicazioni che tali comunicazioni comportano nel ridefinire le identità di coloro che le accolgono. In questa trattazione, l’autore affronta il tema con un approccio fondato su esperienze autentiche, arricchendo il suo racconto con un’ampia documentazione e con numerosi spunti di riflessione. L’obiettivo principale è principalmente quello di suscitare interrogativi, senza fornire risposte preconfezionate. Nondimeno, il testo non si sottrae a un’analisi critica delle situazioni descritte, ancorché le valutazioni sono sempre espresse con rispetto e finalità costruttiva.
In questa sua lettera di risposta al testo autobiografico di Massimiliano Sassoli de Bianchi (Autobiografia di un'apocalisse, pubblicato in questo numero della rivista), l'autrice ci offre la sua testimonianza, evocativa più di un vissuto interiore che esteriore. Per cogliere appieno il significato di questo suo scritto, è necessario aver letto preliminarmente il racconto di Massimiliano Sassoli de Bianchi, a sua volta redatto nella forma di una lunga lettera indirizzata a Patrizia Verdiani.
Le costellazioni familiari sono uno strumento terapeutico di una notevole potenza, in quanto in grado di "portare giù" e plasmare diverse tipologie di energie coscienziali, tramite la forza di un gruppo che le evoca. Lo strumento in quanto tale è ovviamente neutro; pertanto, il modo in cui questo verrà utilizzato è responsabilità unicamente del terapista. Scopo di questo mio scritto è quello di accrescere la consapevolezza sia dei terapisti che dei partecipanti circa i rischi di un suo utilizzo non sufficientemente consapevole, suggerendo alcuni possibili accorgimenti e punti di riflessione che mi auguro contribuiranno a renderlo più sicuro.