NDE

Uno scritto che nasce dalla volontà di fare il punto della situazione sulle esperienze di premorte, ad un quarantennio dalla loro diffusione ed ampia conoscenza presso l'opinione pubblica (grazie al best-seller di Moody), tenendo conto anche del fatto che, verosimilmente, esse rappresentano la fenomenologia più importante e specifica a suggerimento, se non a dimostrazione, della sopravvivenza di un "quid" alla morte fisica: il che, nei nostri tempi d'imperante materialismo nell'establishment culturale e scientifico, assume una particolare rilevanza, di più ancora se, con dono di sintesi, le si sa considerare assieme ad altri fenomeni significativi, come suggerito nel testo stesso.​

​L'interesse dell'autore per le esperienze di premorte si destò attorno ai vent’anni: dopo una crisi con la cultura cattolica di provenienza, scopre il mondo parapsicologico grazie all’enciclopedia “L’uomo e l’ignoto”, la maggiore opera italiana sul tema, iniziando un lungo e proficuo rapporto epistolare con il Prof. Giorgio di Simone, Presidente del Centro Italiano di Parapsicologia di Napoli e massimo esponente della “parapsicologia di frontiera”, nonché dell’alta medianità, in Italia. In quest’ambito di ricerca, ha avuto scambi con numerosi studiosi italiani, come Silvio Ravaldini, Stefano Beverini, Giorgio Cozzi, Giovanni Iannuzzo, Daniele Gullà, Michele Dinicastro, Fulvia Cariglia, Cecilia Magnanensi, Umberto Ridi, Massimo Biondi, Franco Rol, ma anche con scettici come Massimo Polidoro. È stato pure in contatto con ricercatori internazionali, come Sam Parnia, Pim van Lommel, Allan Hamilton, Mario Beauregard, Janice Holden e Dean Radin. Di primaria importanza è stata l’ultraventennale amicizia col pioniere della metafonia mondiale, Marcello Bacci, grazie al quale ha potuto persuadersi in prima persona della realtà dei fenomeni paranormali, alcuni dei quali fortemente indicativi di una sopravvivenza alla morte fisica, dunque dell’attendibilità di un dualismo interazionista tra mente e cervello.