La capacità di osservare la realtà per quello che è, e non per quello che pensiamo debba essere, è essenziale per la nostra progressione interiore. Purtroppo, il processo di osservazione si arresta molto presto nella nostra vita, così come l’apprendimento, la crescita e l’evoluzione. Viviamo quindi, senza rendercene conto, negli angusti confini di una mappa creata nei primi anni della nostra esistenza, che troppo spesso confondiamo con il territorio.
Per uscire da questa impasse evolutiva, l’unica soluzione è reimparare a osservare. L’osservazione è un processo attivo e consapevole, il cui sviluppo richiede una formazione specifica. Di solito, invece, ci troviamo in uno stato passivo, meccanico e inconsapevole, caratterizzato da una totale assenza di osservazione. Grazie al potente strumento dell’osservazione, possiamo invece accedere a informazioni più oggettive su noi stessi, sugli altri e sulla realtà che ci circonda, ottimizzando e accelerando il nostro percorso evolutivo.
Ma cosa significa osservare e qual è il livello della nostra osservazione? Purtroppo, ciò che di solito chiamiamo “osservazione” non è altro che una semplice attivazione mentale, spesso reattiva e inconsapevole, che non ha nulla a che vedere con questo importante strumento di indagine della realtà, che richiede molta energia e consapevolezza. Esistono diversi livelli di osservazione, associati ad altrettanti livelli di consapevolezza. Praticare l’arte (e la scienza) dell’osservazione significa quindi accedere a stati di coscienza più dilatati e non ordinari, acquisendo progressivamente un maggior dominio su sé stessi, sul proprio ambiente e sulla propria vita.
Basando la nostra analisi sull’approccio di Geneva-Brussels ai fondamenti della fisica, forniamo un chiarimento e una classificazione del concetto chiave di osservazione. Un’entità può essere osservata con o senza uno scopo. Nel secondo caso, l’osservazione è un processo di scoperta puramente non invasivo; nel primo caso, è un processo puramente invasivo, che può comportare aspetti sia di creazione che di distruzione. Un’entità può anche essere osservata con o senza che vi sia un controllo completo del processo di osservazione. In quest’ultimo caso, l’osservazione può essere descritta da un meccanismo di rottura di simmetria, attraverso il quale viene selezionato uno specifico processo osservativo deterministico da un insieme di processi potenziali, come formulato nell’approccio a misure nascoste proposto da Diederik Aerts. Si ha allora a che fare con un cosiddetto test prodotto, o osservazione prodotto, la cui conseguenza è che i risultati possono essere previsti solo in termini probabilistici, come nel caso delle tipiche misure quantistiche. Mostriamo inoltre che le osservazioni possono riguardare proprietà intrinseche (stabili) dell’entità osservata, oppure proprietà relazionali (effimere) tra l’osservatore e quest’ultima; inoltre, possono riguardare proprietà intermediarie, né puramente classiche, né puramente quantistiche. La nostra analisi ci permette di proporre una caratterizzazione concettuale generale delle misure quantistiche, come processi osservativi che coinvolgono tre aspetti: (1) osservazioni prodotto, (2) aspetti di pura creazione e (3) proprietà relazionali effimere. Esploriamo anche l’importante concetto di non-spazialità e sottolineiamo alcune differenze e somiglianze tra le osservazioni quantistiche e quelle classiche/relativistiche.