L’Astrologia non è soltanto un improbabile mezzo per conoscere il proprio futuro o per classificare persone e comportamenti, ma può a tutti gli effetti considerarsi come una Via di conoscenza, in quanto consente una visione simbolica dell’universo, e, tramite questa, un accesso – logico dapprima, e poi ultra-logico – agli archetipi che ne costituiscono l’essenza ineffabile. In quest’ottica, dopo aver brevemente analizzato il significato dei primi quattro principi numerici e della Tetrade in chiave simbolica e cosmogonica, l’articolo passa a considerare la genesi dei quattro Elementi – Fuoco, Acqua, Aria e Terra – come espressioni di tali principi, e come costituenti essenziali della Manifestazione. Vengono poi brevemente analizzate, per ciascun Elemento, le principali caratteristiche che ne definiscono le qualità espressive, e, a conclusione del percorso, viene esposta la dinamica simbolica attraverso la quale dai quattro Elementi si generano i dodici Segni Zodiacali.
La vecchia Astrologia considerava la Terra e l'umanità come sottoposte a un continuo bombardamento di forze esteriori, benefiche o malefiche, dalle quali bisognava guardarsi, imparando a sfruttare le une e a combattere le altre. La maggior parte degli astrologi si occupava così di cercare di prevedere l’accadere di eventi esterni, o di saper scegliere o evitare il momento per intraprendere determinate azioni. Questa situazione viene completamente ribaltata dalla Nuova Astrologia, che pone l’essere umano al centro del proprio interesse, cercando di decifrarne le condizioni interiori e di evidenziarne le capacità di trasformazione.
L’avvento della fisica newtoniana ed il successo di modalità descrittive dei fenomeni naturali incentrate su schemi causali di tipo bottom-up portarono, nel corso dei secoli XVIII°-XIX°, al definitivo tramonto della causazione top-down. L’articolo si propone di rivedere tale questione alla luce delle conoscenze odierne nel campo della microfisica. In particolare viene argomentata la possibilità di schemi di interconnessione sincronica tra eventi fisici del mondo naturale, non supportati dallo scambio di materia o energia. La possibilità di tali ipotetici schemi, per i quali si propone il nome di “archetipi”, emerge dal fatto che la spazialità delle microentità fisiche è puramente effimera e contestuale ai processi di riduzione dello stato quantico. Tra questi vi sono certamente i processi di osservazione ed auto-osservazione dei sistemi viventi a livello molecolare, per cui la connessione archetipica potrebbe costituire un canale informativo rilevante nello sviluppo e nella evoluzione dei viventi. L’esistenza degli archetipi è in linea di principio sperimentalmente testabile una volta ammesse opportune ipotesi addizionali sulla loro modalità di azione. Viene discusso uno schema sperimentale modello finalizzato a questo test. Un eventuale esito positivo di test di questo tipo dimostrerebbe: (1) che la non località quantistica è un caso particolare di un principio di interconnessione non locale assai più generale; (2) che già a livello dei più semplici fenomeni naturali esistono forme di creatività e livelli di significato.
Per alcuni individui l’astrologia sembra costituire un valido strumento di autoricerca e autosviluppo. Eppure, a livello statistico non appare in grado di produrre correlazioni significative. In questo articolo si propone una possibile soluzione di questo apparente paradosso, sulla base del cosiddetto paradigma coscienziale.